Credo che il tramonto rispetto all'alba, abbia una connotazione più romantica per l'atmosfera calda e intima che crea, avvolgente e passionale. Avviene a fine giornata, quando le persone sono più rilassate e possono goderselo in compagnia. È perfetto per un bacio, una promessa, un silenzio condiviso. Come disse il filosofo Bernard Williams: "è praticamente impossibile guardare un tramonto e non sognare".
Diversamente l'alba è più silenziosa e solitaria, per chi ama la pace e l’introspezione, ma richiede impegno: svegliarsi presto o di notte e uscire spesso col freddo. Sul Dolcedorme, la montagna più alta del Meridione, ho assistito a diverse albe, invernali ed estive, alcune delle quali davvero memorabili. Il tramonto però mi mancava.
L'occasione propizia si presenta sabato 12
luglio, giornata perfetta per una salita pomeridiana, approfittando del tempo
libero dopo il lavoro del mattino. Mi metto d’accordo con Luca, anche lui
impegnato con il turno di mattina, e fissiamo l’appuntamento per le 15:00
all’uscita autostradale di Frascineto. Lì lasciamo una delle auto e ci
dirigiamo verso Colle Impiso, il cuore del Pollino. Con Luca c’è anche Marco,
pronto a condividere questa esperienza. Trovato parcheggio, ci mettiamo in
cammino alle 16.30. L’obiettivo è raggiungere la lontana vetta del Dolcedorme
entro le 20.00, in tempo per assistere al tramonto previsto mezz’ora più tardi.
Manteniamo un buon ritmo e, in poco più di
un'ora, siamo già a Piano Toscano. Durante la marcia avvistiamo anche un piccolo
branco di cinghiali che, avvertita la nostra presenza, si dà alla fuga nel
bosco. La temperatura è ottimale, non fa né caldo né freddo, ma il tasso di
umidità è piuttosto elevato, e questo ci fa sudare non poco. Giunti agli ariosi
e soleggiati Piani di Pollino che attraversiamo rapidamente ci godiamo la vista
fantastica sull'emiciclo delle cinque maggiori vette del Parco che dominano il
paesaggio. Intanto vari branchi di cavalli e mandrie di mucche che pascolano
placidamente ci osservano con distacco.
Oltrepassata l’area dei laghetti,
raggiungiamo il "Trabucco del Pollino", un piccolo inghiottitoio
situato a 1.770 metri di quota, che qualche anno fa fu scelto come location per
alcune riprese del film "Il Buco", diretto da Michelangelo
Frammartino. Risaliamo quindi la scaletta del Canale di Malvento, superando un
dislivello di circa cento metri, fino a guadagnare la Sella Dolcedorme, a 1.950
metri dove sorge uno spettacolare pino loricato con la caratteristica chioma a
bandiera, che il buon Luca immortalerà anche al ritorno al buio. Ora le ombre
cominciano ad allungarsi e la luce si fa più calda e soffusa.
Se non vogliamo mancare all’appuntamento
con il calare del sole, dobbiamo affrettarci. Lungo il sentiero che costeggia e
aggira la Timpa di Valle Piana, facciamo una sosta per fotografare alcuni
graziosi esemplari di “Campanula pollinensis”, specie tipica dei prati aperti e
assolati. Presentano petali fusi a campana e sfoggiano tonalità intense di blu
e viola acceso. Con passo deciso affrontiamo l’ultima ripida salita verso la
vetta. Pochi metri prima però, deviamo brevemente per raggiungere uno
spettacolare belvedere proteso sull’imponente versante sud, ripidissimo e
tormentato, dove si estendono i vertiginosi brecciai delle Direttissime,
oggetto di arditissime salite, soprattutto durante la stagione invernale.
Giunti in vetta seguiamo con lo sguardo la
traiettoria del Sole che inizia a tramontare dietro la mole del Pollino, la
quale, però, nasconde parzialmente l’orizzonte. Ma va bene così, ogni tramonto
ha la sua unicità. Nel frattempo, arrivano due ragazzi di Taranto, che montano
la tenda per passare la notte in quota. Alle 20.30 in punto, immortaliamo il
Sole mentre cala esattamente in direzione della cima bifida del Pollino. Dalla
parte opposta, è curioso notare il cono d’ombra che il monte Sellaro proietta
sul Golfo di Sibari. Anche una volpe, che ci osserva guardinga da lontano,
sembra partecipare silenziosamente all’evento.
Restiamo in vetta, rapiti dalla magia del
tramonto, per almeno venti minuti, mentre l’orizzonte si colora di tinte
morbide e sfumate, in un ventaglio di tonalità che spazia dal rosso intenso al
rosa tenue. Poi, il tempo di mandare giù un boccone e lasciare una dedica sul
libro di vetta, per prendere la via del ritorno. Cerchiamo di sfruttare la luce
residua almeno fino al Passo di Valle Piana, dove indossiamo le frontali.
Prima di rientrare sul sentiero che conduce
ai Piani di Vaquarro, ci fermiamo per permettere a Luca, appassionato
fotografo, di immortalare la splendida luna che sorge da Serra delle Ciavole,
insieme al cielo trapunto di stelle. Poco prima di raggiungere le auto intorno
a mezzanotte, ci sorprende anche un curioso incontro notturno, un ragno lupo, o
tarantola italiana, dai riflessi argentei con la sua preda appena catturata. Anche
se la giornata si è conclusa con il rientro a casa all’una di notte,
l’esperienza è stata estremamente gratificante.
"Chi ama la montagna sa che i tramonti
visti dall’alto hanno un sapore diverso." (Luca Rota)
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