"L'ultima niva è a meglia"(L'ultima neve è la migliore) esordisce l'amico Mimmo postando una foto sui social il giorno dopo un'escursione sul Pollino. Anche se compare a partire da quota 1650 m, riferisce ottime condizioni, canali ancora carichi e neve durissima, nonostante siamo a primavera inoltrata.
E allora perché non cogliere l'attimo prima che arrivi la "scaldata" prevista nel weekend? Detto fatto. Anticipo al venerdì anche se avrò solo una mezza giornata a disposizione per doveri lavorativi. Ma certi "sacrifici" ogni tanto vale la pena farli.
Mi sento con Pasquale e gli propongo la Cengia nord ovest del Pollino fatta la prima volta in estiva nel 2008 e in invernale nel 2016. Non so se fui il primo (la letteratura dedicata a tal proposito tace), e così all'epoca chiamai questa via "Direttissima Nord Ovest". Quest'ultima traccia invece si insinua nella Cengia mediana poco al di sotto di quella originale del 2016 e ne segue la linea più logica, anche se di non facile decifrazione, procedendo a naso e in libera fin dove possibile con le sole piccozze.
Si tratta in ogni caso di un percorso molto alternativo per gente che ama gli ambienti selvaggi ed isolati, e in effetti non ha deluso le aspettative. Si è rivelata infine una spettacolare uscita in ambiente invernale nonostante ci troviamo all'11 aprile, con temperature poco al di sopra dello zero e vento di tramontana.
Con queste condizioni strepitose mai riscontrare in tutto l'inverno trascorso, andiamo a giocare tra un dedalo di creste, sistemi di cenge e anfratti rocciosi con lo scenario unico dei pini loricati, sovrani incontrastati di questi luoghi selvaggi e tormentati. Tra questi mi imbatto anche in una bianca scultura arborea che osservandola bene somiglia molto al famosissimo "Guardiano" che sorge sulla via normale poco prima della Grande Dolina". Penso che lo chiamerò il "Gemello".
Durante la progressione affronto passaggi non particolarmente difficili con pendenze medie di 50°, su neve dura ma con esposizione notevole che richiede piede fermo e massima attenzione. Il consiglio pertanto per eventuali ripetitori è quello di non inoltrarsi nelle cenge inferiori privi di dispositivi di assicurazione. Nella parte finale mi infilo in un evidente canalino parzialmente ostruito da un loricato, guadagnando così l'uscita dopo un breve ma ostico risalto di misto e roccia.
Subito dopo risalgo la ripida spalla sud ovest raggiungendo Pasquale che nel frattempo mi aveva seguito da sopra, lungo la Cengia superiore. In breve ci portiamo sull'anticima ovest a quota 2080 dove il Pollino si svela d'improvviso in veste invernale, sontuoso come una vetta alpina, eppure è il Pollino.
A questo punto tralasciamo la cresta contornata da bellissime cornici e i segni di una slavina giunta fino al fondo del vallone. Ci immettiamo invece nel Valangone puntando l'avancorpo roccioso sommitale proprio al di sotto della cima. Affrontiamo infine un canalino che costituisce uno tra le varianti terminali del Valangone con pendenze di 55° e qualche passo a 60° guadagnando infine la vetta del Pollino a cinque minuti dall'uscita. Foto di rito in vetta con il Dolcedorme sullo sfondo e poi il Nevaio, il più meridionale d'Europa ancora in salute.
La discesa più diretta avviene lungo il Canale Nascosto su un ottimo manto nevoso compatto nonostante il sole cominci a picchiare. Infatti leviamo i ramponi soltanto a Piano Gaudolino allorché termina la neve. Infine in un paesaggio desolato (solo tre o quattro "merenderos" incontrati) ritorniamo all'auto che raggiungiamo alle 14.00 dopo sei ore e mezza di cammino.
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