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martedì 28 ottobre 2025

Anello della Manfriana Orientale (Via dei Sassi) e foliage nella Fagosa

 

Ritorno sempre volentieri sulla Manfriana Orientale, la montagna "dei greci" per eccellenza nel parco del Pollino. Sulla sua vetta a 1981 m di quota sorge un sito archeologico di straordinaria importanza. Sono presenti sedici grandi blocchi lapidei e un architrave che conservano tracce riconducibili alla tecnica detta “anathyrosis” (bordo levigato, centro spossato) tipica del mondo greco italiota. Le ipotesi sull’origine e funzione dei massi squadrati includono un luogo di culto alto montano, forse in onore del dio Apollo, o una torre di avvistamento strategica, data la posizione panoramica e la vista sulle vallate e verso il litorale ionico.





Ma la giornata di oggi, 19 ottobre, insieme a Luca, non poteva che essere dedicata al foliage autunnale, ora nel momento della sua massima espressione. Foliage che, negli ultimi tempi, è diventato sempre più una moda dilagante sui social, che spinge molti alla ricerca dello scatto più suggestivo e perfetto da condividere per stupire amici e follower. Eppure, dovrebbe essere un’occasione per fermarsi a contemplare, per riflettere e lasciarsi pervadere dallo stupore davanti alla straordinaria bellezza della natura, sempre meno apprezzata e troppo spesso trascurata e maltrattata.




















Si parte così da Colle Marcione, una località che è già tutto un programma. La strada per raggiungerlo infatti si inerpica a stretti tornanti dal borgo di Civita, offrendo un panorama superbo sul profondo canyon del Raganello, con le sue vertiginose pareti rocciose, e sulla selvaggia Cresta della Rasa. Anche la scura sagoma del Monte Sellaro contribuisce allo spettacolo, mentre il sole si prepara a sorgere lentamente alle sue spalle.




Giunti al parcheggio nei pressi del rifugio, si svela d’improvviso un panorama grandioso: di fronte si ergono le rocciose timpe di Porace e Cassano, la mastodontica Timpa di San Lorenzo e la più defilata Falconara. Da sudest a nordovest si dispongono poi, come maestose quinte di un teatro naturale, le cime di Timpa del Principe, Manfriana, Dolcedorme, Serra Ciavole e Serra Crispo, che, disposte a corona, racchiudono la sconfinata Fagosa, una delle faggete più estese del Parco che tappezza la fiancata nord orientale della Catena del Pollino dai confini del comune di Civita, fino ai piedi di Serra delle Ciavole. Alle prime luci dell'alba tutto il paesaggio si infiamma di rosso fuoco e basterebbe già questo per tornare a casa felici e soddisfatti.








Andremo a percorrere quello che le vecchie guide chiamavano “La Via dei Sassi” (In cammino sul Pollino – L. Troccoli, E. Pisarra), ma in senso inverso, partendo da Colle Marcione. Attraversando Piano Ratto, raggiungiamo la sterrata conosciuta come “Sentiero del Dolcedorme”, che porta a Piano Badia. Tuttavia, circa un chilometro prima del pianoro, lasciamo il tracciato principale e pieghiamo a sinistra lungo una pista segnata sulla mappa, ma di fatto inesistente. Questa scorciatoia si rivela un po’ disagevole e irregolare, ma in compenso ci permette di risparmiare circa due chilometri. Infine, intercettiamo il sentiero 724 proveniente da Piano Badia, che ci conduce, immersi in una magnifica faggeta dai caldi colori autunnali, fino ai 1787 metri di Passo Marcellino Serra.




Siamo ora sulla spettacolare e aerea Cresta dell’Infinito, che dal Colle della Scala si snoda fino alla vetta più alta del Parco, il Dolcedorme. A noi, invece, spetta colmare soltanto l’ultimo tratto, quello più aspro e aderto, che, una volta emersi dal bosco, ci condurrà fino alla cima della Manfriana Orientale. Durante la salita, ci fanno compagnia alcuni pini loricati contorti e scheletrici, che, avvolti nella nebbia, appaiono come spettri silenziosi, perfettamente intessuti in questo paesaggio sospeso e irreale.




Dalla vetta il panorama autunnale è totale e mozzafiato, con la foresta della Fagosa che si estende tra rocce e nebbia, un mare dipinto di colori caldi e intensi con toni di arancione e rame che ricoprono gran parte degli alberi e sfumature di rosso bruciato e marrone che danno profondità e un senso di calore. Qua e là si distinguono macchie di giallo dorato, dove la luce del sole filtra tra le nuvole e illumina la vegetazione.




Per contro le rocce grigio chiare in primo piano contrastano con la vivacità della foresta, aggiungendo un tocco di freddezza, mentre la nebbia bianca e soffusa crea un'atmosfera che rende la scena più misteriosa e poetica. Solo il Dolcedorme oggi non si concede a causa delle nuvole che lo avvolgono per intero.















Dopo aver dato un ultimo sguardo ai massi squadrati e aver consumato il nostro panino, ci apprestiamo a scendere, ripercorrendo a ritroso la Cresta dell’Infinito. Ridiscesi a Passo Marcellino Serra, costeggiamo le due modeste cime di Serra Malaverna e raggiungiamo il Passo del Principe. Da qui, risalendo una ripida pendice rocciosa, conquistiamo i 1744 metri dell’omonima Timpa.




Ormai la nebbia ci ha completamente avvolti, e i maestosi faggi dalle chiome tondeggianti ci accompagnano silenziosi fino all’attacco del sentiero che scende ripido verso valle. Attraversiamo il bosco che è una straordinaria tavolozza di colori: vetusti faggi colonnari, ginepri emisferici e aceri infiammati d’arancio che ci scortano lungo l’ultimo tratto del cammino, fino al rientro a Colle Marcione, dove si chiude questa meravigliosa giornata di montagna e di foliage.




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mercoledì 8 ottobre 2025

Monte Alpi Sentiero panoramico Tra cielo e terra Cresta Ovest e tramonto su Santa Croce

In questo inizio settembre l’estate sembra non voler ancora cedere il passo e un'escursione pomeridiana sembra perfetta per raggiungere una cima in tempo per assistere al tramonto, quando il sole dipingerà l’orizzonte di fuoco.




Questa volta la meta è il monte Alpi lungo un anello suggestivo che feci la prima volta tre anni fa. Si tratta del "Sentiero panoramico Belvedere dei loricati" e "Tra cielo e terra " integrato con la salita lungo la cresta ovest che parte dal "Belvedere del giardino dei loricati" fino in vetta. In base al tempo a disposizione andremo ad ammirare il tramonto o da Pizzo Falcone o dalla cima gemella, il Santa Croce.























Con l'immancabile Pasquale partiamo sabato 6 alle 14.00 dalla località "Solarino di Iannazzo" a Latronico, nei pressi del celebre sito del "Pesce fossile". Purtroppo ci muoviamo proprio nelle ore più calde della giornata in cui l'afa contribuisce a creare condizioni ideali per mosche e tafani che ci tormentano durante il cammino. Il vento sostenuto lungo la cresta attenua un po' il disagio ma entrati nella bellissima faggeta tappezzata di ciclamini, i famelici insetti infieriscono al punto tale da costringerci a ricorrere a fruste di rametti di faggio per allontanarli.




Lungo il Sentiero Panoramico si possono ammirare le balze rocciose del versante occidentale del Monte Alpi, la valle del Sinni con il borgo di Latronico in evidenza, i monti La Spina e Zaccana, il lago di Cogliandrino e la maestosa mole del Sirino. L’unica preoccupazione, in vista del tramonto, è la nuvolosità di condensa pomeridiana che risale dalle vallate e inizia ad avvolgere le cime. Confidiamo però nell’inversione termica prevista in serata, che dovrebbe restituire cieli limpidi e sereni.




Ignorata la traccia che scende verso “Pie’ d'Alpi”, risaliamo la ripida pendice mantenendoci sul filo di cresta colmando faticosamente ben duecento metri di dislivello. Usciti dalla faggeta, ci accolgono nubi che corrono veloci sopra le vette, coprendole e svelandole a turno. Il paesaggio sembra giocare a nascondino con noi apparendo e scomparendo da un momento all'altro. La nebbia, avvolgente e mutevole, trasforma la montagna in un luogo sospeso, quasi irreale.




Nel nostro solitario e silenzioso procedere affrontiamo il lungo traverso del sentiero "Tra cielo e Terra", un esile tracciolino che corre su terreno roccioso, sconnesso e ripidissimo, tra creste e canali, fino a raggiungere il “Belvedere sul giardino dei loricati”.





Lo stop a questo ardito e singolare sentiero è segnato da un pino loricato che alligna solitario sulla cresta che risaliremo in libera. Adesso il percorso diventa più verticale opponendo difficoltà di I e II grado su roccia non proprio buona. Si tratta di un calcare a lastre sottili, instabile e che si sfalda. Insomma, un itinerario non adatto a tutti, ma per chi è avvezzo a questo tipo di terreno, non soffre di vertigini e che sappia mettere le mani sulla roccia.





















Dopo circa 150 metri di arrampicata piuttosto esposta in alcuni punti, l’inclinazione comincia a diminuire gradualmente, fino a raggiungere la panoramica cresta nordovest del Monte Alpi, che senza ulteriori difficoltà conduce in vetta al Pizzo Falcone (1901 m), dove pascolano placidamente due mucche e un toro che presidia con fierezza l’area sommitale.




















Raggiungiamo la cima alle 17.30, con largo anticipo rispetto al tramonto previsto due ore più tardi. Per non restare fermi tutto il tempo decidiamo di scendere lungo la cresta est e risalire verso i 1896 metri del Santa Croce, che tocchiamo alle 18.15. Il sole è ancora alto, ma l’attesa ulteriore permetterà all’alta pressione di ripulire il cielo dalla nuvolaglia che ci ha accompagnato per tutto il pomeriggio.




Data la sua esposizione a est, l’ho sempre ritenuta più adatta a contemplare l’alba, ma anche il tramonto, da qui, sarà sicuramente incantevole. Nell’attesa, approfittiamo per ammirare lo scenario che da questa cima si rivela superbo: a ovest svetta il Pizzo Falcone, con la sua inconfondibile forma di piramide perfetta, a nord si distende il Monte Raparo, piatto e simile a un cratere vulcanico, a sud si innalza il massiccio del Pollino con i monti di Orsomarso protesi verso il Tirreno. Infine, a est, il cono d’ombra del Santa Croce si allunga sulla valle del Sinni fino a raggiungere lo Ionio.




Nel frattempo le nubi iniziano a dissolversi e, spinte dall’inversione termica, si abbassano nelle vallate. Preludio magnifico al tramonto, che alle 19:20 vede il sole incendiare il cielo e calare poco a destra del Pizzo Falcone fino a scomparire dietro il Monte Papa.




Tutto bello, tutto perfetto, l’attesa ci ha premiati alla grande. Al termine, rientriamo lungo il T04, scendendo dal Santa Croce fino alla sella, dove a est sorge una argentea luna piena (il giorno seguente sarà eclissi totale). Da lì ci immettiamo sul sentiero che porta a Piana dei Provini, area in cui è consentito il campeggio. Infine, con le lampade frontali chiudiamo l’anello riprendendo la comoda sterrata che conduce a Iannazzo, raggiungendo l’auto alle 21:30.




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